l’aggressività nei bambini

La psiche del bambino è per sua natura molto più emotiva ed istintiva perché le strutture della corteccia cerebrale non hanno ancora finito di strutturarsi, quindi il bambino non ha ancora la capacità di trattenere le reazioni emotive, di inibire certi comportamenti, di evitare certe battute, di esprimere con il linguaggio i propri stati d’animo,
non ha la possibilità di avere un totale autocontrollo di sé, perché il cervello non è ancora maturo. Noi adulti istintivamente sappiamo questo e accettiamo di buon grado dei comportamenti istintivi del bambino perché sappiamo che è un bimbo e deve imparare attraverso l’esperienza e le regole e spesso troviamo anche divertente la sua spontaneità che noi abbiamo perduto. Per questo motivo la psiche infantile è una spugna, assorbe tutte le emozioni che sente intorno, ma siccome non le può ancora riconoscere e tanto meno sa razionalizzare ciò che sta accadendo intorno e dentro di lui, queste emozioni vengono vissute attraverso il corpo ed espresse con il comportamento. Ecco che, se un bimbo sente una tensione in casa tra i genitori, o la preoccupazione, o la paura, l’ansia, la rabbia della mamma, del papà, dei nonni, dei fratelli, lui la vive di pancia senza filtri e prova paura, prova disagio, prova impotenza e spesso si sente in colpa perché crede di essere la causa del disagio dei genitori. Istintivamente il bambino ha dei comportamenti inconsci che tendono a riparare il disagio emotivo che i genitori vivono, e per fare questo può istintivamente mettere in atto dei comportamenti aggressivi, strani, fare i capricci, rifiutarsi di mangiare, di fare i compiti, per attirare su di sé l’attenzione, per sviare i genitori dal problema o per prendere su di sé l’aggressività del genitore ( piuttosto di vedere i genitori che stanno male o litigano, il bambino si sacrifica lui istintivamente credendo di risolvere la situazione). Un bambino è aggressivo sostanzialmente perché è profondamente infelice.

I comportamenti aggressivi dei bambini quindi dipendono per la maggior parte, in bambini normali ( i bambini con disturbi di personalità, sindromi neurologiche sono ancora più sensibili) da un accumulo di tensione nervosa che assorbono dall’ambiente casa, scuola, famiglia, amici, e che devono scaricare a livello fisico, altrimenti la sofferenza sarebbe insopportabile. Purtroppo spesso neppure gli adulti sono consapevoli del tutto dei loro problemi personali o di coppia e procedono nella quotidianità travolti dai ritmi frenetici del lavoro e dalla gestione familiare con un livello di tensione tale che per loro diventa l’abitudine, ma il bambino, che ha ancora un’emotività sana, sente tutta la tensione e la paura che i genitori hanno smesso di ascoltare.

Il problema dei bambini è che spesso non hanno la possibilità di esprimersi con il linguaggio, se sono piccoli non lo possono fare, se sono più grandicelli però lo sanno fare benissimo, e molto spesso noi adulti, pensando che non conoscano le ragioni delle loro emozioni ( semplicemente perché noi abbiamo smesso di conoscerle), non chiediamo a loro direttamente “perché sei arrabbiato?”, spesso facciamo noi delle ipotesi, o lo portiamo dallo specialista ( al quale racconta il suo disagio perché trova un luogo accogliente di ascolto e una competenza comunicativa dello specialista). Prima di ogni intervento specialistico è sempre meglio mettersi con calma con il proprio figlio a parlare da soli per capire meglio cosa lo turba e cercare di rassicurarlo o spiegare la situazione nei limiti in cui la si può condividere con un bambino. Il bambino quando la mamma o il papà dedicano del tempo personalmente a lui è molto felice e si apre, sviluppa cosi anche la capacità di riflettere su di sé, di conoscersi, di dialogare in un modo intimo e profondo con un altro individuo, forse la capacità più vitale e più bella di cui l’essere umano sia capace: la condivisione.

Emanuela Pasin 11.03.2015 Bassano del grappa (VI)
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